Tipografia Bagnoli 1920: bottega storica

 

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tradizione familiare nella tipografia

Chi entra in questa bottega è fortunato: ha il privilegio di ammirare macchinari in uso dai primi anni del secolo scorso, casellari e cassetti contenenti migliaia di caratteri di piombo di ogni tipo.

Si capisce di essere in un luogo dal fascino speciale. Chi desidera stampare un invito o una partecipazione per una cerimonia importante si rivolge, oggi come cento anni fa, alla Tipografia Bagnoli, certo di poter scegliere la carta, il formato e il carattere desiderato.

La tradizione familiare di questo antico mestiere è conosciuta in tutta la provincia perché da generazioni le antiche macchine continuano a stampare, affiancate dalle moderne tecniche di impaginazione, con l’attento studio grafico progettuale.

Gli scaffali ed i mobili sono pieni di oggetti ricchi di storia: qui gli abitanti vengono da generazioni a far stampare i propri biglietti da visita, gli inviti, i giornali del paese, i manifesti per le feste: per Pieve di Cento, Bagnoli è lo scrigno della memoria. (tratto da “Bologna Straordinaria”)

La storia


Già all'età di sei anni, come tanti bambini della sua epoca, Augusto Bagnoli cominciò il suo apprendistato come fattorino presso la Tipografia Barbini di Cento (ancora oggi esistente e attiva nella stessa sede).

Chiamato alle armi nella I Guerra Mondiale, sul fronte, fu chiesto chi sapeva usare un torchio da stampa, Augusto si propose vista la sua esperienza (...).

Tornato dalla guerra esortò dicendo che in guerra aveva imparato un mestiere, ed era il 14 ottobre 1920, quando Augusto Bagnoli affittò un locale di proprietà di Paolo Lodi, a Pieve di Cento in via Galuppi 31, dove aprì l’omonima Tipografia.

I macchinari erano: una macchina “a tavoletta” formato 50x70, un “torchio” 60x80, un taglia carta formato 40 cm e una macchina piccola “pedalina” formato 15x20 tutti azionati a mano.

Già da anni, la Parrocchia di Pieve aveva messo in vendita il suo vecchio Teatro “San Giovanni Bosco”, armai in disuso dopo la messa in funzione del restaurato Teatro Comunale. Con l’acquisto del Teatro, che comportò la spesa di Lire 4,5, la Tipografia fu trasferita in via Borgo Mozzo, detto “al burghét”, dove ancora oggi si trova.

Negli anni ’50, del secolo scorso, a causa di una malattia di Augusto la Tipografia rimase chiusa per diversi anni. Il figlio Mario e la moglie Anna Govoni la riaprirono, e nel corso degli anni, rinnovarono i locali, e parte delle attrezzature, senza modificarne sostanzialmente l’aspetto. Nella Tipografia hanno lavorato per diversi anni Piero Lelli e Carlo Tartarini, sostituito successivamente da Dario Parmeggiani. Successivamente l'inserimento dei figli Alessandro e Roberto ne completarono la trasformazione con l’introduzione delle moderne tecnologie. 

Oggi l’antico laboratorio immutato da decenni, affiancato da un moderno studio grafico, è gestito dal nipote Roberto Bagnoli.



La storia raccontata


Agli inizi la Tipografia non aveva degli orari fissi. Il lavoro era poco e a volte apriva solo in occasione di una commissione. Le macchine (alcune tutt’oggi conservate) funzionavano con la forza umana e perciò le più grosse necessitavano dalle due alle tre persone. A svolgere tale compito Augusto ingaggiava nella piazza di Pieve, di volta in volta, dei ragazzi, per i quali era un proprio e vero evento “girer la roda”, tanto che, anche da anziani ne parlavano ancora con animazione. Il compenso variava dalle tirature o “giri di ruota” che dovevano fare e per la maggior parte delle volte era in natura. 

Il riscaldamento era costituito da una piccola stufa, se così si poteva chiamare, e in inverno il freddo era tale che Augusto usava i guanti ma per poter lavorare ne aveva mutilato le dita per riuscire a comporre i caratteri di piombo.

Quando nei mesi estivi i bambini andavano in colonia c’era la necessità di cucire delle fascette con scritto il loro nome sull’abbigliamento, affinché non venisse confuso. Le madri andavano in Tipografia a farsi stampare la “cordella” col nome dei loro bimbi. 

Gli stampati erano molto semplici e raramente presentavano delle immagini. La maggior parte erano di tipo istituzionale o religioso. L’esecuzione delle immagini veniva affidato ai vari artisti locali. Lo scultore Dino Bonzagni, il pittore Remo Fabbri, il liutaio Ulisse Gotti contribuirono ad arricchire la collezione di immagini. Molto bravi erano gli xilografi milanesi che ogni tanto passavano per vendere dei veri e propri capolavori. Il figlio Mario contribuì assieme al fotografo e artista Bruno Vidoni a realizzare la maggior parte dei cliché conservati [...]


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Per saperne di più sulle tecniche di stampa



VISITA “ALBUM DI MEAT COLLETTIVO GRAFICO”: cataloghi, immagini...

“Heindelberg Stella”

Anni ’70. Da sinistra: Piero Lelli, Mario Bagnoli e Carlo Tartarini

Anni ’70, Piero Lelli sulla “M.A.N.” del 1920.

logo del 1960

La Tipografia Bagnoli 1920 al museo Genius Bononiae. Palazzo Pepoli. Museo della Storia di Bologna.


Il Museo della Storia di Bologna in Palazzo Pepoli Vecchio, Via Castiglione 8, Bologna, è stato inaugurato il 27 gennaio 2012 e aperto al pubblico il 28 gennaio 2012, dalle ore 18 alle ore 24, in occasione dell'Art White Night di ArteFiera. Cuore di Genus Bononiae, Palazzo Pepoli. Museo della Storia di Bologna rappresenta un percorso museale dedicato alla storia, alla cultura e alle trasformazioni di Bologna, dalla Felsina etrusca fino ai nostri giorni. Le alterne vicende della comunità locale sono qui raccontate in modo innovativo, con tecniche espositive scenografiche ed interattive per molti versi inedite nel nostro Paese. [...]


La Tipografia Bagnoli 1920 grazie all’interessamento di Graziano Campanini, ha dato in mostra permanente alcuni strumenti, caratteri tipografici di varie epoche e alcuni cliché (matrici tipografiche) in zinco degli anni ’60; due incisioni su linoleum del pittore Remo Fabbri (1890-1977) prodotte in occasione dell’inaugurazione di un bar di Pieve di Cento negli anni ’50.

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“Heindelberg Kor” del 1940

La prima sede della Tipografia (caseggiato bianco a sx) in una foto d’epoca...