Boemia
Fin dal Medioevo i paesi germanici avevano sviluppato una forte tradizione vetraria con le manifatture delle foreste che producevano quel vetro, detto appunto di foresta, dalle sfumature verdastre causate dalle impurità della sabbia. Le forme erano semplici perché gli oggetti dovevano servire all’uso quotidiano, quindi bicchieri o bottiglie, soffiati o a stampo, dove le uniche decorazioni potevano essere talvolta delle gocce che colavano sulla superficie. Diffondendosi, come in tutti gli altri paesi europei, l’influenza veneziana, migliora la qualità del prodotto ma soprattutto comincia a differenziarsi: è dal XV secolo, infatti, che il mercato tedesco nulla può fare contro la divulgazione di quel vetro veneziano decorato a smalto tanto più attraente di quello locale. Ma i confronti sono anche positivi perché inducono ad una ripresa delle sperimentazioni chimiche oltre che ad un incremento della produzione e delle manifatture che nel ‘500 sono già ventiquattro.
È dunque lo sviluppo del pensiero scientifico che consente ai boemi di arrivare a produrre un vetro incolore tale da rivaleggiare con il cristallo di rocca: si tratta di un vetro potassico, più robusto del cristallo veneziano e che poteva perciò essere sottoposto ad una decorazione raramente utilizzata dai veneziani, quella ottenuta con l’incisione alla ruota. La grande fioritura di questa tecnica si ha tuttavia nel secolo successivo quando la nuova materia prima viene ulteriormente perfezionata con l’introduzione in essa di una notevole quantità di carbonato di calce come stabilizzante. Arriviamo così al ‘700 quando l’industria vetraria tedesca, che in patria conta almeno nove distinti centri di produzione, fra i quali Praga e la Slesia, comincia il suo flusso centrifugo verso le Americhe, la Spagna, il Portogallo, la Scandinavia e, attraverso questa, la Russia.
L’Ottocento porta un ulteriore contributo innovativo a quest’arte introducendo una sorprendente varietà di nuovi colori e di nuove tecniche decorative, come il vetro trasparente dipinto e, dopo la ricottura, inciso, o il vetro a più strati, influenzando la produzione di tutti gli altri paesi. Ma è invece all’America che si ispira per i vetri iridescenti alla Tiffany, di cui vi era una grandissima richiesta e che porta la manifattura Lötz a iniziarne la produzione introducendola sul mercato dal 1879.
Il Novecento non vede grandi novità nel settore delle tecniche che continuano a prediligere il vetro intagliato, inciso o smaltato: è la cifra stilistica che dà invece la misura del rinnovamento del repertorio, grazie all’influsso esercitato dagli artisti della Wiener Werkstätte desiderosi di liberarsi, nelle nuove creazioni, non solo dalla corrente storicistica ma anche dallo Jugendstil floreale e prevalentemente decorativo, dando vita a forme dapprima rigidamente strutturali ma in cui via via gli elementi decorativi geometrico-astratti acquistano una ineguagliabile leggerezza sì da creare oggetti di splendida completezza.

Vaso 1900 - 1910
Vetro multistrato con colature
iridescenti color topazio e fili
trasversali ambra applicati a caldo.
H. cm. 26
Non firmato
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Vaso 1900 ca.
Vetro soffiato leggermente iridescente sui toni dell’ambra con forma a bulbo e collo allargato.
H. cm. 26
Non firmato
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Lötz Witwe Johann
La manifattura nasce nel 1840 quando la vedova di Johann Lötz rileva la vetreria di Klostermühle, nella foresta boema, che il marito aveva comprato otto anni prima. Nel 1879 le succede il nipote, Max Ritter von Spaun che non solo amplia e modernizza l’attività, ma la rende in breve più riconoscibile per le nuove creazioni che presenta all’Esposizione di Arti e Mestieri di Monaco nel 1888, e a Parigi nel 1889; nel 1890 a Vienna porta i primi vetri iridescenti, due anni dopo a Chicago dei modelli ispirati agli antichi vetri veneziani insieme a novità come il vetro Pavonia e il Persico, finchè nel ‘98, ancora a Vienna, ritorna con i vetri iridescenti ma ottenuti ora con un procedimento, brevettato nel 1895, che permetteva una metallizzazione intensa, dai riflessi dorati o bluette. Sono queste ed altre creazioni che gli fanno ottenere prestigiosi riconoscimenti, come il Gran Premio a Parigi nel 1900 che consacra la sua notorietà internazionale e lo straordinario livello artistico dei suoi prodotti.
Dal 1903 al 1914 von Spaun si avvale della collaborazione di Maria Kirchner, originaria di Praga e formatasi alle scuole d’arte di Praga, Monaco, Parigi e Berlino. Con lei le forme si semplificano, le linee si razionalizzano, il vetro riprende la sua trasparenza. È sempre di questo periodo la collaborazione, saltuaria, ma comunque incisiva, con alcuni artisti della Wiener Werkstätte fra cui Joseph Hoffmann e Michael Powolny, che si traduce in una produzione di oggetti che contrastano con quelli tipici della linea Lötz in vetro iridescente, ma che hanno tuttavia una certa affinità con quelli della Kirchner.
Nel 1909 von Spaun muore e gli succede il figlio che introduce alla Lötz la decorazione a cammeo, tipica dell’Ecole de Nancy. Benché la qualità sia sempre notevole e l’esecuzione perfetta, comincia nondimeno il declino della ditta: nel 1911 sfiora il fallimento, dopo la guerra 1914-18 diventa società per azioni, nel 1930 un grande incendio la distrugge quasi completamente, finchè nel 1939-40, con l’inizio della seconda guerra, chiuderà definitivamente.

Coppa 1910 ca.
Vetro doppio opalescente su incolore,
soffiato e lavorato a caldo con la pinza
a formare due becchi.
H. cm. 13,3
Non firmato
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Coppa 1914 - 1918
Vetro rosso entro due strati di vetro incolore,
soffiato e lavorato a caldo con gli strumenti;
filetti in vetro nero applicati sull’alto del piede e sul bordo.
H. cm. 19,3
Creazione di Michael Powolny per Lötz
(non firmato)
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Moser, Ludwig
Ludwig Moser (1833-1916) apre nel 1857 a Karlsbad in Austria (poi Cecoslovacchia) un atelier di lavorazione del vetro in cui operavano molti artisti indipendenti, ma è nel 1893 che, ingrandendosi e iniziando una propria lavorazione del cristallo, diventa una vera e propria manifattura con 400 operai, la Karlsbaderglasindustrie Gesellschaft Ludwig Moser & Söhne. Le sue caratteristiche sono le materie con cui sceglie di lavorare ed i tipi di lavorazione,in un connubio che vede strettamente interdipendenti le due parti. Così, riguardo alla prima, la scelta, non casuale, cade sul cristallo tipico di Boemia, quel vetro al calcio e al potassio,più leggero e meno rifrangente del cristallo al piombo, ma che può facilmente essere intagliato ed inciso, oltre ad offrire una migliore aderenza alle decorazioni in oro, segno distintivo di tutta una linea di produzione della Moser, che si manifesta in un fregio inciso con un motivo classico all’antica e poi dorato, che corre tutto intorno al vaso. Accanto a questo un altro decoro ricorrente è un motivo floreale profondamente inciso e intagliato su cristallo chiaro, spesso rifinito con una ulteriore applicazione di cristallo colorato.
Negli anni Venti anche Moser, come Lötz ed altre manifatture, risente della determinante presenza artistica della Wiener Wekstätte con i cui artisti, fra i quali Yoseph Hoffmann e Dagobert Peche, favorisce una collaborazione.

Coppa 1925 ca.
Grande coppa in cristallo di Boemia incolore, soffiato e intagliato; il bordo è decorato da un fregio “a palmette” in stile classico, inciso a getto di sabbia e dorato a galvano-plastica.
H. cm. 22,6
Firma incisa alla punta sotto la base “Moser Karlsbad made in Cekoslovakia”
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Coppa bassa 1920 ca.
Cristallo di Boemia massiccio violetto, soffiato e intagliato a formare un corpo costolato troncopiramidale; sulla parte superiore corre a rilievo un fregio con motivo inciso a getto di sabbia, dorato a galvano-plastica e poi brunito.
H. cm. 10
Firma incisa alla punta sotto la base “Moser Karlsbad”
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